'Respiro' - Uno spettacolo inteso come metonimia della vita

Sono andata al teatro Argentina, forse uno dei teatri più belli di Roma, per vedere uno spettacolo diverso, particolare. 'Respiro'. Non era né un musical né un opera classica come siamo soliti pensare quando si parla di teatro ma uno spettacolo di Riccardo Vannuccini, alcuni attori della sua compagnia e sedici ragazzi del C.A.R.A (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Castelnuovo di Porto. 




Non voglio entrare nel merito dell'aspetto sociale della questione, semplicemente sono stata invitata a godere di 80 minuti di spettacolo dove non è la lingua, la scena, un messaggio lindo e pinto quello messo sul palcoscenico quanto un teatro inteso come metonimia della vita stessa, qualcosa che significa solo e cosa ognuno di noi percepisce, attraverso il corpo e la musica che fa da colonna portante. 


Il titolo Respiro parla forse più di tutto ciò che si guarda; in uno spettacolo dove, se si vuole intendere, il tema portante è quello delle deportazioni forzate, il respiro è l'unico segno di differenza tra gli uomini, quello tra i vivi e i morti, per il resto siamo tutti uguali davanti ad un destino comune.

I corpi e l'espressività usata sul palco hanno sopperito ad una lacuna linguistica ma non del tutto assente; oltre a diversi dialetti africani sono stati usati come veicolo espressivo anche il tedesco, il francese, l'inglese e l'italiano stesso. Una barriera linguistica palpabile, che mette a disagio lo spettatore, ma non per questo d'impedimento. Penso sia stato questo il punto di forza di tutto lo spettacolo, una storia che non ha una reale storia ma, se si guarda bene a posteriori, il messaggio arriva chiaro: non c'è diversità che tenga, alla fine siamo tutti uguali e riusciamo a comprenderci. 


Già al loro secondo spettacolo della trilogia del Teatro Del Deserto con la compagnia Arte e Studio, questo spettacolo è stato la conclusione di un percorso di laboratorio portato avanti per circa otto o nove mesi. Ragazzi nigeriani, maliani, gambiani tra i venticinque e i ventisei anni con dei sogni nel cassetto, magari anche quello di diventare attori, chissà.


Lo spettacolo sarà ancora in replica giovedi 30 giugno, se siete a Roma e niente vi spaventa, farei un salto al Teatro Argentina, ore 21 e, comodamente seduto sulla poltrona rossa, mi godrei lo spettacolo. 




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