#Expo2015Experience

Ormai l'Expo ha chiuso i battenti ed io come sempre faccio le cose in ritardo ultimamente - potevo andarci ad agosto vista la gente di ottobre! A costo di dire qualcosa che vada contro corrente, mi piacerebbe iniziare questo post dicendo, un po' alla Proietti, che a me l'Expo 'm'è piaciuto'.


Certo, con questo non voglio dire che sia stato tutto perfetto al contrario, gli intoppi sono stati parecchi come il luogo troppo dispersivo e confusionario, senza una reale idea di dove andare e cosa fare per il troppo che ci si trova al suo interno. Poi essendoci andata il penultimo weekend di ottobre, convinta che non ci sarebbe stato quasi nessuno e invece non potevo avere più torto di così. A quanto pare si sono svegliati tutti all'ultimo - come me, del resto.


Prima di parlarvi però del mio percorso e di quello che ho visto personalmente, vorrei prima fare un breve accenno alla storia di Expo ed il suo significato perché non è scontato che tutti sappiano.


Per tornare indietro alla prima esposizione bisogna andare al 1851 nel Crystal Palace di Londra, esposizione avvenuta per celebrare la magnificenza industriale che l'Inghilterra rappresentava all'epoca, da quel momento ogni quattro anni si sono susseguite queste esposizioni universali viste come palcoscenici per i traguardi più ambiziosi raggiunti dall'uomo come avanzamenti tecnologici, industriali, movimenti culturali e molto altro; è la scusa perfetta per creare veri e propri simboli come la Tour Eiffel, costruita per l'esposizione di Parigi del 1889. Questa di Expo 2015 non è la prima volta dell'Italia e della stessa Milano come paese ospitante ma è la prima volta che si porta un programma che ha come tema 'Nutrire il Pianeta, energia per la Vita'. 


Personalmente, avendo seguito gli aggiornamenti dal tg e dai giornali sono andata con la voglia di vedere alcuni padiglioni nello specifico ma non per questo fare file eterne. Il primo Padiglione in cui sono entrata è stato quello del Brasile, volto a mostrare il suo primato nel campo agricolo con l'uso di nuove tecnologie.  Il padiglione ha tre piani tanti quanti sono gli approcci con cui ha partecipato all'esposizione: tecnologico, culturale e sociale.


Abbiamo attraversato tutti i padiglioni principali produttori di cacao, primo fra tutti, ed il più creativo, quello della Costa D'avorio con la sua fontana di cioccolato. In questo angolo era possibile trovare vari chioschi di gelati e dolci fatti quasi esclusivamente di cioccolato ed anche padiglioni come quello della Lindt e conferenza sulla produzione del gusto al cioccolato fondente della Pernigotti - con tanto di degustazione. Un padiglione molto scarno e di difficile comprensione è stato quello di Cuba che si piazza al primo posto per la produzione di tabacco, rum, cacao  e caffè. Ho conosciuto il Gabon, secondo polmone verde del Pianeta dove si possono trovare anche le tartarughe Liuto, una specie protetta.


Il nostro giro è continuato con il padiglione della Cina che ha come fulcro la gratitudine; la terra ha dato cibo e fonte di vita fin dalle origine all'uomo ed egli è grato. Qui è intrinseca la filosofia cinese per cui l'uomo è parte integrante della natura. Così come il contadino cura e protegge la sua terra allo stesso modo il popolo deve proteggere il Pianeta. Nel suo padiglione, la Cina mostra il ciclo di coltivazione secondo il calendario cinese e mostra anche le innovazioni tecnologiche usate da questa seconda potenza mondiale come il riso ibrido del professore Yuan Longping che ho trovato molto interessante da vedere con i suoi cambi di luci e contrasti. La Cina è la prima volta che partecipa con un padiglione self-built. 


Abbiamo continuato con il padiglione della Lituania che mi era stato consigliato, molto futuristico al primo sguardo. Il contrasto di luce lo ha reso davvero spettacolare e bello per l'occhio; voleva proporsi come paese di una ricca tradizione agricola alle spalle ma che oggi la incrocia con tecnologie raffinate conquistando una posizione di rilievo tra i paesi della Nuova Europa.


 Si continua con il padiglione dell' Azerbaijan che, Santa la maestra che spiegava lo spiegava  ai bambini in gita! Uno dei siti più antichi dell'umanità, il suo padiglione si divideva in tre sfere di vetro su tre piani, collegati da scale mobili, dei quali si illustravano tre biosfere. La prima di paesaggi, la seconda delle zone climatiche e la terza quella delle culture tradizionali e delle innovazioni. Particolare la sfera centrale che rappresentava un albero di melograno. 


Poi abbiamo proseguito con il padiglione del Regno Unito, forse il più strano - ed il più interessante - nel vedersi dal momento che sembrava un'ammasso di ferraglia ma per scoprire poi essere un particolare alveare. La visita si ispirava al movimento e alla vista di un’ape, a partire da un frutteto, passando per un prato fiorito fino al ritorno all'alveare, il tutto accompagnato dai rumori e da effetti visivi realistici. Il Regno Unito mostra ai visitatori del suo padiglione le novità e le innovazioni raggiunte in ogni anello della catena alimentare. Forse il padiglione migliore, spiegato passo passo al suo interno, con attività che aiutano a comprenderne la struttura ed il valore.


Il giro nel padiglione Germania è stato rapido tanto da aver visto poco e nulla ma l'attrazione di questo expo è tutta italiana e prende il nome di Albero della Vita. Uno spettacolo di luci, acqua e fuochi che lascia a bocca aperta e che, ad opera di Marco Balich, affonda le sue origini nel periodo più fervido dell'arte nostrana, il Rinascimento. Opera fatta su struttura di un disegno di Michelangelo rimanda ai simboli più comuni della tradizione religiosa ma rappresenta anche uno slancio verso il futuro e credetemi se vi dico che è un tipo di spettacolo che lascia davvero tutti di stucco, senza se e senza ma...di cui, una volta ogni tanto, bisogna andare fieri.




PS: Ho avuto anche occasione di fare una degustazione di vini nostrani, molto semplice e carina, soprattutto quando cammini senza sosta tutto il giorno!


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